La scuola cattolica come legittima difesa

Scuola cattolica

La salvezza delle anime: fine ultimo della scuola cattolica

«Lo zelo che deve assolutamente animare il vostro ministero dev’essere così attivo e vivace che vi permetta di dire ai genitori dei vostri alunni ciò che leggiamo nella Scrittura: “Dammi le anime, prendi il resto” (Gen 14,21) e cioè che ci incarichiamo di lavorare a salvare le anime. Questo infatti è lo scopo per cui avete assunto l’incarico di guidarli e di istruirli. Dite loro anche ciò che Gesù diceva a proposito delle persone di cui era il Pastore e che doveva salvare: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10), perché è questo lo zelo ardente che dovete avere per la salvezza dei vostri alunni. È per essi che dovete sacrificarvi, consumando la vita per dare loro un’educazione cristiana e per procurare la vita della grazia in questo mondo e la vita eterna nell’altra».

Così scrisse san Giovanni Battista de La Salle nel XVII secolo ai maestri delle sue scuole cristiane. Da allora è passata parecchia acqua sotto i ponti; dal triste spettacolo attuale però sembra che non abbiamo imparato nulla. Molti dei professori e degli educatori di oggi, infatti, privandosi della saggezza dei santi, pensano di poter fare da soli: il loro faro sono le direttive del MIUR, dell’ONU o dell’Unione Europea; di certo non la religione cattolica… e così sono diventati incapaci di dare una formazione autentica e completa. Non ci si interessa più della salute spirituale dei ragazzi, anzi gran parte dei formatori ritiene che sia proprio inconcepibile preoccuparsene.

La necessità di un’educazione coerente a scuola come a casa

Dai pericoli per le anime dei nostri ragazzi causati dalla nostra società scristianizzata non ci si difende con un’educazione schizofrenica, cioè cattolica nei princìpi, ma cedevole e arrendevole alle logiche del mondo nella prassi. Il buonismo educativo, il lasciar fare, il “vietato vietare”, l’esposizione incontrollata a programmi futili in TV, ai cellulari o ad altri mezzi di comunicazione, la paura di punire, il privare i ragazzi del più piccolo sacrificio, favoriscono la dissipazione dei giovani. Si tratta di un’impostazione educativa che alimenta la deriva intellettuale e morale della nostra epoca e che purtroppo alberga anche nelle convinzioni di molti cattolici.

In questo desolante scenario, spicca l’assenza di una mentalità cristiana che faccia la differenza tra civiltà e decadenza, tra virtù e mediocrità, tra spirito soprannaturale e spirito mondano.

La scuola cattolica diventa quindi una forma di “legittima difesa” al vuoto che caratterizza questa epoca sempre più lontana da Nostro Signore Gesù Cristo, un luogo in cui non si rinneghi l’educazione cristiana ricevuta in casa, in cui si possano formare amicizie vere, durature, suggellate dalla fede.

I sacramenti, la vita spirituale, ma anche il sapersi appropriare di tutti gli strumenti intellettuali che concorrono alla formazione culturale dell’uomo: ecco i mezzi che adottiamo per disporre al bene e alla virtù i cuori dei giovani che la Provvidenza ci affida.
Il primo obiettivo della nostra scuola, in effetti, è quello di santificare i nostri studenti, ma ad esso si unisce anche quello di nutrire le intelligenze: siamo infatti convinti che, nel cristiano, lo studio e la conoscenza non vadano mai separati dalla vita di fede e dalla formazione spirituale.

Scuola mista: le ragioni del “no”

La Scuola San Pancrazio – con buona pace dei sostenitori delle teorie gender – non è una scuola mista: a partire dal primo anno di corso della scuola media sono ammessi, quindi, soltanto i ragazzi (ma confidiamo che la Provvidenza non mancherà di far sorgere anche un analogo convitto destinato alle ragazze). Noi, infatti, crediamo fermamente nelle differenze tra uomini e donne, radicate nella natura e perciò volute da Dio stesso, e di conseguenza rispettiamo anche le diverse esigenze che, inevitabilmente, presentano i ragazzi e le ragazze per quanto riguarda l’apprendimento e le scelte educative più convenienti da adottare.

Nella nostra scuola ci prefiggiamo di forgiare gli uomini cristiani di domani, innamorati di Dio e della sua Chiesa, capaci di essere guida ed esempio anche per gli altri, qualunque sia il ruolo che ricopriranno nella società. Loro saranno i futuri padri di famiglia, i futuri professionisti nei diversi settori del mondo del lavoro, tra loro sorgeranno le future vocazioni religiose e sacerdotali: insomma, andranno a costituire il tessuto fondamentale a partire dal quale si potrà restaurare la civiltà cristiana.

Un sacrificio indispensabile

Tutto questo comporta inevitabili sacrifici per le famiglie che hanno scelto una scuola che non rinnega pubblicamente i valori cristiani che esse si sforzano di trasmettere ai propri figli. Certo, sarebbe più facile mandare il proprio figlio nella scuola pubblica sotto casa piuttosto che in un convitto autenticamente cattolico, così come sarebbe più comodo andare nella parrocchia del quartiere, risparmiandosi i tanti chilometri che le famiglie fedeli alla Messa di sempre fanno ogni domenica per raggiungere le cappelle dove si celebra il rito tradizionale. Del resto, sarebbe più semplice anche vivere una vita rilassata che non tenga conto dei doveri che legano l’uomo a Dio… ma ne varrebbe la pena?