L’Annunciata di Antonello da Messina

Annunciata - Antonello da Messina
Per la rubrica artistica della Scuola San Pancrazio
Dove lo sguardo trova quiete

 

Uno sguardo, una mano, un velo azzurro, ecco la diretta bellezza dell’Annunciata di Antonello da Messina.

 

La tavola, forse concepita per essere posta accanto ad una gemella, con la figura dell’arcangelo Gabriele, è invece sola e assoluta; non c’è l’annunciante, la Vergine è “Annunciata”, l’evento è già avvenuto. Lo sguardo fisso e placido non guarda lo spettatore eppure lo coinvolge: chi osserva compartecipa a un evento a cui non era invitato.

 

La forza di questo dipinto è la semplicità, semplicità che esprime comunque tutto. Vediamo l’appartenenza della Vergine al progetto divino, vediamo la sua fedeltà nell’adempiere al compito proposto, guardiamo l’Altro senza vederlo, ma Egli è vivo e presente, in lei, è parte sua.

 

La notizia la riempie e la fa sfolgorare, la Madonna emerge come pura luce dal buio dello sfondo, e incanta con il fascino straordinario della sua “solitudine partecipata”. L’Uomo, che era stato annunciato dall’angelo assente, è già dentro di lei, presenza fisica del racconto divino.

 

L’Annunciata di Antonello allora discorre in silenzio, discorre con il Figlio stringendo il velo azzurro, sigillando con pudore la Sua presenza, chiude con la stoffa quel tabernacolo vivente che è diventata, proteggendo la sua pienezza, quasi nascondendo con la stoffa un pensiero, una Parola troppo intensa ma assolutamente viva e presente, Parola incarnata.

 

La mano sollevata ha intercettato il messaggio dell’arcangelo, lo trattiene, lo custodisce con gelosia e lo annega nello sguardo ritroso e tenero che scaturisce dagli occhi trasparenti.

 

Antonello da Messina celebra la bellezza di un amore pervasivo, totalizzante ma inesprimibile con le parole, per questo cancella all’origine l’angelo, la Parola non può rappresentarsi che con il suo sublime compimento, un dono nascosto dietro un velo azzurro.

 

Sul leggìo, infine, un libro aperto, una pagina con una “M” graziosamente miniata, una lettura sospesa perché il vero Magnificat è carnale, compiuto nella tranquilla Vergine.

 

Un fiore tenero scaturisce da questo dialogo silenzioso, un fiore di amore e di salvezza.