La disciplina a scuola sull’esempio dei Santi

Disciplina a scuola

Oggi la scuola e la società sono in ostaggio del liberalismo più sfrenato di cui il dogma laico del “vietato vietare” è un pilastro… Le prime vittime di questa follia ovviamente sono i giovani.

 

Già nel XIX secolo però, padre Marcellino Champagnat, fondatore dei maristi, notava: «La grande piaga del nostro secolo è lo spirito d’indipendenza. Ognuno vuole seguire la sua volontà credendosi più in diritto di comandare che di obbedire. Il bambino si rifiuta di obbedire ai genitori, i sudditi insorgono contro i sovrani, la maggior parte dei cristiani disprezza le leggi di Dio e della Chiesa; in altre parole l’insubordinazione è ovunque. Far piegare la volontà sotto il giogo di una ferma disciplina è quindi un servizio alla religione, alla Chiesa, alla società, alla famiglia e sopratutto al bambino».

 

Cos’é la disciplina? È quell’insieme di regole alle quali una persona o un gruppo si sottomette in vista di un bene; visto che Dio è il bene supremo, ogni buona disciplina sarà religiosa e avrà per fine ultimo l’amare e servire Dio.

 

I santi e gli educatori cristiani lo hanno sempre saputo e lo hanno posto come base del proprio sistema educativo. In una scuola cattolica, l’autorità degli insegnanti sui ragazzi, provenendo da quella dei loro genitori, viene da Dio e quindi a Lui deve condurre.

 

Il regolamento di una scuola e a maggior ragione di un Convitto in  cui risiedono stabilmente degli studenti,  deve tendere ad essere l’espressione concreta e dettagliata della Volontà di Dio. Solo così gli allievi potranno santificarsi, visto che coloro che vi si sottometteranno internamente ed esternamente, saranno fedeli ai loro doveri di stato, ubbidendo così a Dio in persona.

 

Gli insegnanti non dovranno aver paura di fare ricorso al sentimento religioso, ricordando in particolar modo la presenza di Dio che è ovunque e tutto vede. San Giovan Battista De La Salle affiggeva nelle classi delle sue scuole questa frase che serviva anche come modello per imparare a scrivere: «Dio mi vede».

 

Se un bambino comprende che tutte le azioni fatte sotto lo sguardo di Dio, e offerte per Suo amore, gli conferiranno grazie, meriti e una più grande gloria in Cielo, allora il fondamento dell’educazione è solido.

 

Padre Marcellino Champagnat diceva: «A che serve che un bambino sappia leggere e scrivere? A che serve che un bambino sappia il Catechismo se non sa obbedire, se non sa comportarsi, se non sa reprimere le sue cattive inclinazioni seguendo le ispirazioni della sua coscienza?».

 

Poichè l’uomo è fallibile, sottomesso alle sue passioni dopo il peccato originale, la disciplina deve essere ferma… sebbene non poliziesca. La buona condotta ovviamente non nasce mai senza sforzi; nel quadro della scuola cattolica, la disciplina tende a portare frutti di concentrazione, di amore per il lavoro, di attenzione, di buone maniere, favorendo un’atmosfera di calma e di silenzio. Affinchè la disciplina sia feconda occorre quindi che sia soprattutto paterna, mossa e guidata dalla Carità.

 

Padre Marcellino Champagnat, San Giovanni Battista De La Salle, San Giuseppe Calasanzio e tutti quei santi e sante che si sono impegnati nell’apostolato educativo, facevano del sorriso, della gentilezza e della bontà il loro strumento pedagogico primario.Si pensi anche solo allo speciale rapporto che legava San Giovanni Bosco con San Domenico Savio ma non solo: con i ragazzi stabiliva quella confidenza fondata sull’amore che Dio ha per quell’anima  e che occorre condurre in Paradiso.

 

Ogni educatore deve quindi sforzarsi di imitare questo amore che il Creatore ha per la creatura e avere per i giovani che gli sono affidati quell’amore soprannaturale che viene direttamente da Dio.