La mia esperienza nella scuola pubblica
(di Gabriele Nani)
In questo articolo vorrei brevemente illustrare la mia esperienza di lavoro nella scuola pubblica italiana. Ho iniziato come assistente al docente di sostegno nelle scuole elementari e medie e ho svolto questo lavoro per due anni lavorando in diversi istituti e in molteplici classi, e ho anche svolto qualche ora di sostituzione in alcune scuole dell’infanzia. Il mio compito era di sostegno e assistenza agli alunni portatori di handicap. Inoltre ho lavorato due anni nelle scuole superiori (istituti tecnici, professionali, licei) come supplente nella mia materia di indirizzo (scienze, biologia, chimica, scienze della terra).
Scrivo questo articolo per illustrare la gravità della situazione per quel che riguarda l’insegnamento e l’educazione nella scuola pubblica.
Le scuole elementari: dove tutto ha inizio
Nella stragrande maggioranza dei casi, la mancanza di decoro e di moralità comincia proprio da qui: infatti i bambini incominciano già dalle elementari ad esprimersi liberamente con parolacce e persino bestemmie, qualsiasi irriverenza verso la religione cattolica è quasi sempre tollerata dalle maestre, in particolare dalle maestre giovani. I genitori poi, non insegnano ai figli la modestia e la morale, anzi al contrario infondono valori negativi a cominciare dal vestiario: da anni ormai non è più obbligatorio l’uso del grembiule, e i genitori fanno a gara a chi compra il vestito più alla moda per i figli. Le bambine non si vestono più come bambine (ricordo ai miei tempi che erano vestite come principessine): oggi le vestono come i maschi, oppure (nella maggioranza dei casi) fanno loro indossare vestiti da donne adulte: leggings, minigonne, jeans attillati, magliette scollate, vestiti da sera ecc. Il modello da seguire per loro, a quanto pare, è la tronista di uomini e donne, o la Belen di turno. Per i maschi vale più o meno lo stesso discorso, devono essere all’ultima moda fin da piccoli, o magari assomigliare al rapper famoso che piace al padre.
Ma a parte l’abbigliamento, la corruzione della mente di questi bambini è tale per cui, già all’ultimo anno di elementari, la loro attenzione viene focalizzata soprattutto sulla sessualità. La sessualità è un aspetto centrale dell’educazione moderna: libri di educazione sessuale, scienze della sessualità, favole gender, racconti di attualità su famiglie moderne, omosessualismo e transessualismo sono il pane quotidiano nelle lezioni della scuola pubblica. L’effetto di tutto ciò è di avere bambini e bambine che alla fine del percorso di scuola elementare siano iper-sessualizzati, ovvero che abbiano la loro attenzione focalizzata sul sesso. Per fare un esempio, i libri delle scuole medie presentano spiegazioni dettagliate sulla contraccezione e sul come ci si deve difendere dal contagio di malattie veneree.
La situazione della scuola pubblica in generale
Desistenza dell’autorità
Per quanto riguarda invece l’aspetto educativo in genere delle scuole, la situazione non è migliore: i docenti non possono più infliggere punizioni ai discenti, e il risultato è una situazione di anarchia comportamentale nelle classi di tutti i gradi e di tutti gli indirizzi: studenti in piedi che girano per la classe liberamente, studenti che escono dalle classi per andare dove vogliono, studenti che insultano i docenti, confusione e disturbo continuo nelle classi e così via. Mi è capitato addirittura di vedere un bambino di seconda elementare che si permise di picchiare una maestra. Classi messe a soqquadro, bambini che si picchiano, bullismi, insulti, degrado fin dai primi anni della scuola anche durante le ore di lezione. Naturalmente una delle conseguenze di questo problema (oltre all’imbarbarimento dell’alunno che non imparerà il concetto di autorità) è l’abbassamento del livello d’istruzione generale: il discente si ritroverà alla fine del percorso scolastico a non essere in grado né di leggere né di scrivere. Gli insegnanti infatti non possono dare punizioni a nessuno studente perché se lo facessero, incapperebbero in sanzioni da parte del dirigente (che con l’autonomia economica degli istituti andrebbe a perdere iscritti) o, peggio, in minacce da parte dei genitori.
Invasione tecnologica
Un altro aspetto inquietante è l’uso smanioso e forsennato di apparecchi elettronici quali cellulari, tablet, pc et similia, non solo nelle vite private dei bambini ma anche nelle classi. Il ministro Fedeli infatti ha autorizzato l’utilizzo di questi apparecchi da parte degli studenti anche nelle ore di lezione (previa autorizzazione degli insegnanti). Oltre ai pericoli che conosciamo bene tutti (conoscere velocissimamente degli sconosciuti, accesso a pornografia e immagini disturbanti, possibilità di essere umiliati e ricattati da altre persone ecc.), uno dei lati negativi di questo fenomeno è certamente il fatto di costruire una generazione di alienati: la persona abituata ad interfacciarsi con questi strumenti non riuscirà più a vivere senza di essi e ne sarà in qualche modo schiavo. Conosco molti studenti che, abituati fin da piccoli all’utilizzo di questi apparecchi, non hanno mai sentito la necessità di leggere un libro in vita loro, e purtroppo la quasi totalità dei giovani di nuova generazione si trova su questa strada. Recentemente ho partecipato a un collegio docenti in cui si riportava il caso di una ragazza di 14 anni (e dall’aspetto sembrava una bambina) che ha tentato il suicidio; aveva infatti mandato delle foto che la ritraevano nuda al suo fidanzatino di prima liceo, il quale le aveva subito passate agli amici e compagni di merende. Uno di questi “amici” ha successivamente diffuso queste foto su qualche social network così da renderle visibili a tutti, e ciò ha fatto cadere la ragazza in uno stato di depressione da cui non è riuscita ad uscire.
Molti genitori minimizzano i pericoli derivanti dal mandare i figli nelle scuole pubbliche perché pensano (basandosi su ciò che vedono) che nella scuola pubblica in cui i figli si trovano vada tutto bene. Spesso però purtroppo succede che i figli non raccontino tutto ciò che accade a scuola ai propri genitori, e omettano certi particolari per paura di incorrere in punizioni o di essere allontanati da qualche amico. I genitori non si illudano: per quanto il livello di una scuola possa essere alto (e io ho lavorato anche in scuole di alto livello nei quartieri più centrali della mia città) oramai l’andazzo è questo ovunque si vada. Per questo ritengo urgentissimo in questo momento cruciale il ricorso all’educazione parentale.