A proposito di cannabis light…

È di questi giorni la discussione sulla “cannabis light” e i suoi luoghi di spaccio legali. Sorvoliamo sulle schermaglie politiche e sull’effettiva consistenza della cannabis spacciata in questi punti vendita e concentriamoci sul perché esistano negozi di questo tipo, nei quali si vendono prodotti a base di una sostanza stupefacente che non è però stupefacente (forse). Sembra non avere molto senso a uno sguardo superficiale, ma per chi conosce la Rivoluzione è una storia già vista: quella della rana bollita, ovvero, nel nostro caso, quella di abituare gradualmente la popolazione all’idea della droga come qualcosa di legale e quindi buono (per effetto del positivismo giuridico del mondo post-cristiano) in modo da proporre poi, appena possibile, la legalizzazione della sostanza integra che sarà quindi più facile da far accettare da parte di quella popolazione che oggi, almeno in una certa misura, ancora la rifiuta. Ovviamente i negozi in questione saranno prontissimi ad aggiornare il loro inventario, in modo che nessuno noti troppo la differenza.
San Giovanni Crisostomo, Arcivescovo di Costantinopoli, spiega come la sacerdotessa di Apollo a Delfi sedesse su un tripode posizionato su una spaccatura nel terreno dalla quale fuoriuscivano dei vapori che, insieme ad alcune erbe masticate dall’oracolo, facevano cadere la strega in una trance estatica e alla quale ponevano massima attenzione molti tra i sovrani dell’antichità, da Alessandro Magno all’Imperatore Giuliano l’apostata, per ottenere le indicazioni di Apollo e per stabilire quale fosse la volontà degli dèi. Le predizioni della Pizia spesso si realizzavano perché i demoni dell’aria – maschere degli idoli pagani – se ne servivano per corrompere i cuori di coloro che ad esse si affidavano. Comunicavano all’oracolo le visioni approfittando, in qualche modo, del suo stato di coscienza alterato che ne rendeva i sensi interni ed esterni più facili da manipolare e da assoggettare. Simili interazioni si possono rilevare nell’uso di sostanze psicotrope e stupefacenti da parte di sciamani, guaritori e maghi di ogni tempo e di ogni luogo e ai fenomeni preternaturali legati a queste interazioni.
In una società retta che si fondasse quindi sulla Religione rivelata, invece che sul «lavoro» (che nemmeno c’è, a differenza di Dio), non potrebbe esserci alcuno spazio per chi diffonde o promuove sostanze che hanno lo scopo di spezzare la mente e la volontà di chi ne fa uso; come non può esserci spazio nemmeno per chi diffonde anche solo la semplice idea della droga e del drogarsi, con l’intenzione di introdurne poi il consumo vero e proprio. Per chi favorisce tali traffici – dannosi per le anime e per le patrie in quanto varchi per gli spiriti immondi e per i nemici terreni della società che ne vorrebbero narcotizzare i membri – un lungo periodo di reclusione è il minimo che si possa richiedere.